La pala di Giovanni Vincenzo Salviati, il Ricovrato (accademico dal 1657 ), ha motto “Piacesti sì, che 'n te sua luce ascose” (Petrarca, Canzoniere, 366.3) e raffigura una lucciola che si trattiene tra le spighe di grano.
La pala è frutto del rifacimento ottocentesco. Essa non appartenne al Salviati, la cui impresa è attestata dai documenti (cfr. Ricoverato). Questa è frutto del seguente equivoco: Mario Guiducci, che aveva il soprannome assai simile di Ricoverato, possedeva un’impresa il cui soggetto effettivo ignoriamo. Infatti il manoscritto C (p. 35, n. 113) riporta "Un cavallo, che entra in una capanna", col motto: “Come in suo albergo”, mentre il manoscritto S parla di un "capannone di paglia", con motto “Al tempo rio”.
Fu facile per il restauratore ottocentesco prendere l’ispirazione, nell’incertezza, dalla pala dell’accademico che possedeva un soprannome simile e ricopiarla. In un secondo tempo, non potendo ammettersi due pale per lo stesso accademico, si attribuì l’autentica, che era del Salviati, al Guiducci, e si dette questa al Salviati.