Sala degli armadi

La sala deve il suo nome alla presenza di alcuni dei grandi armadi che, già tra il 1656 e il 1659, erano collocati alle pareti della Biblioteca del convento di San Marco, e che contengono fascicoli invenduti della quinta impressione del Vocabolario.

Sul soffitto della sala si trova l’affresco Le Stagioni, realizzato nel corso del Seicento da un pittore ignoto e portato a Castello dalla vicinissima Villa il Pozzino negli anni Cinquanta del Novecento.

Sulle scale che portano al primo piano sul lato sinistro della Villa si trova l’unica testimonianza rimasta delle antiche decorazioni murarie dell’edificio: la lunetta raffigurante la scena dell’Annunciazione, attribuita a Raffaello Carli, detto Raffaellino del Garbo, vissuto tra la seconda metà del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, formatosi alla scuola di Botticelli e Filippino Lippi e maestro di Andrea del Sarto e Agnolo Bronzino.


Le Stagioni

Un bene artistico inserito solo recentemente negli ambienti di rappresentanza della Villa di Castello è l'affresco staccato proveniente dalla vicinissima Villa Grazzini, denominata Il Pozzino per la presenza di un bel pozzo all'interno del cortile. L'affresco fu probabilmente commissionato da uno dei figli della facoltosa famiglia, Giovan Francesco o Lionardo. Il pittore fiorentino che eseguì il soffitto del Pozzino certamente dovette formarsi su Giovanni da San Giovanni e sul Volterrano e sembra appartenere alla seconda metà del Seicento ed essere partecipe delle esperienze fiorentine dei pittori operanti all'epoca degli Ultimi Medici, circa negli anni Ottanta, con aperture verso il Gherardini, a cui molte figure di angioletti sembrano strettamente connesse; il pittore affrescò un soggetto ispirato ai diletti della campagna, con la veduta della Villa come luogo di piacere e di tranquillo riposo in tutte le stagioni, raffigurata in basso in tutti i suoi particolari. Le "Stagioni" sono direttamente ispirate al testo iconografico principale del periodo, quello di Cesare Ripa, dedotto dalle fonti classiche e, nel caso specifico, dall'Orazio dell'Odi e dall'Ovidio dei Fasti e delle Metamorfosi. La Primavera è infatti raffigurata come una fanciulla con le mani piene di fiori, sotto di lei si trova invece l'Estate, raffigurata come "una giovane dall'aspetto robusto, coronata di spighe di grano, vestita di color giallo". Segue l'Autunno, esattamente raffigurato secondo l'indicazione ovidiana o anche come Bacco. L'Inverno doveva concludere il ciclo delle Stagioni, ma la sua figura è andata irrimediabilmente perduta durante lo sciagurato stacco dell'affresco, avvenuto intorno agli anni Cinquanta del nostro secolo.